Enzo Minarelli

"La sua è un'estetica, o meglio una poetica trascendentale che si interroga preliminarmente sulle condizioni di possibilità della poesia, a partire dai segni che incontriamo nella nostra vita quotidiana, ma la sua ambizione poetica è di compiere una sorta di epoché fenomenologia di tutto ciò che appare come dato". Filiberto Menna, Roma, 1987.

"Eppure, il fatto è che Minarelli è più della scrittura a voce alta, per ricordarsi di Roland Barthes, è l'elettronica che comincia ad entrare tremendamente nel suo corpo e che lo esprime e che lo fa scoccare più lontano del dire di Minarelli. È portatore della nuova era che si dice 'l'età audio-visiva'". Henri Chopin, Parigi, 1984.

"Vuole essere visto come colui che, armato di una dotazione somatica e fisiologica di primo grado, si presenta su una qualsivoglia ribalta per declamare, esternare, produrre atti di fonazione". Renato Barilli, Bologna, 1996.

"Dal linguaggio articolato, risalire a quell'energia che la sottende, intraprendere uno sforzo veramente vitale per captare ciò che c'è nell'opera durante la genesi delle parole e delle frasi: un qualcosa d'indefinibile, udibile, pertanto tangibile, penetrante, perfettamente concreto; tale è la polipoesia di Enzo Minarelli, rivendicazione di totalità, dentro la libertà ontologica dei suoni". Paul Zumthor, Montréal, 1989.