Wolf Vostell

Avendo già aperto all’Intonarumori di Russolo è abbastanza logico inserire il décollage di Vostell come diretta conseguenza di quella straordinaria innovazione, anche se i suoni dell’artista tedesco provengono sempre dal reale, mentre il futurista li creava artificialmente grazie alle macchine. Pur partendo dalle posizioni tipiche della musica concreta, applica parecchi accorgimenti che si ritroveranno nei praticanti della poesia sonora lungo tutta la seconda metà del Novecento. La sua ricerca, a onore del vero, non si colloca molto distante da quella lettrista, la separano solo pochi anni,  ricordo che i suoi pezzi migliori vengono registrati quando la poesia sonora ancora non si intravvede all’orizzonte. In questo senso potrebbe anche fungere da apripista, tra i fondatori del verbo sonoro il solo Chopin mostra di aver elaborato il suo messaggio e parzialmente anche Nannucci. Il significato di dècollage è noto, indica l’opposto del collage, però nei brani qui selezionati è costretto giocoforza ad aggiungere pur sottraendo. Sottrae, come già i lettristi hanno anticipato, il significato codificato, con un montaggio serrato che non lascia scampo, appena compare una sonorità riconoscibile viene subito tagliata con una differente se non opposta, solo nel pezzo dell’aeroporto i jet supersonici vengono impiegati come ready-made acustici. Il rumore non viene alterato ma lo scarto avviene proprio in virtù di un découpage audio. Però, come diceva François Truffaut, «il montaggio serve a far cantare il film, film che diviene musica» così qui non ci troviamo di fronte ad un bruitismeuditivo ma ad una armonia soave e suadente che avvolge l’orecchio, soddisfa la sete dell’orecchio per citare Walter Marchetti. Assembla senza badare troppo all’effetto finale, conta togliere, non essere prevedibili e sorprendere, qualsiasi mezzo è lecito come una fresa che fa a pezzi una canzonetta commerciale, oppure rallentare le velocità di registrazione, abbassare i toni fino a renderli inudibili, e prolungare gesti rumorici non facilmente riconoscibili. Ed è questa la calamita che attrae l’ascoltatore curioso, il voler capire anche se la sua curiosità andrà delusa, salvo nell’aeroporto trasformato in sala da concerto, gli orchestrali hanno messo le ali, e non sarà facile catturarli.

DÉ-COLL/AGE MUSIK

Multhipla Records, Milano, 1982.